Cari amici, trascorso il 2024 - anno “orribile” - ci apprestiamo a vivere il nuovo anno. Vi esprimo un paio di preoccupazioni, che potrebbero, però, diventare impegni per ciascuno di noi.
La prima concerne l’uso della parola, ossia la questione del linguaggio, sempre più povero e manipolato, strumento di dominio e di sottomissione. Impoverirsi o essere impoveriti di esso significa impoverire il pensiero e l’azione. Da ciò deriva la necessità di prestare un’assoluta attenzione alle nostre parole, oltre che a quelle altrui. A proposito del legame tra parole e pensieri, qualche decennio fa, Hanna Arendt scrisse: “Molte persone non sono stupide, sono semplicemente senza idee. Ma questa mancanza di idee e la loro conseguente distanza dalla realtà, può essere più pericolosa di tutti gli istinti malvagi che sono innati nell’uomo… Pensare è faccenda rischiosa ed improba, perché la società di massa non vuole cultura ma semplice svago”. Perciò ritrovare il valore del pensiero, fecondo, e delle parole, giuste, può essere un primo nostro impegno, utile per il nuovo anno.
La seconda preoccupazione, da cui può scaturire un compito, riguarda le relazioni. Come e CONTINUA A LEGGERE...